Stop alla riforma del Catasto: cos’è successo?

Rinviato il testo del decreto attuativo sulla riforma del catasto a causa di un aumento troppo elevato delle tasse.
Anche se non sono ancora stati ufficialmente confermati, i motivi che hanno portato alla scomparsa della discussione sul secondo decreto attuativo della riforma al Consiglio dei Ministri di ieri sera sarebbero legati a un aumento delle tasse davvero insostenibile. Il decreto in questione, avente come oggetto la riforma del catasto, avrebbe infatti dovuto rivelare l’algoritmo utilizzato per ricalcolare le rendite catastali degli immobili italiani.
Cosa succederà alla riforma del catasto?
Secondo Mirco Mion dell’AGEFIS (Associazione dei Geometri Fiscalisti), non si tratterebbe di un semplice rinvio: “significherebbe iniziare tutto daccapo”. Il perché è presto detto: la legge delega che incarica il giverno di attuare le misure previste all’articolo 2 sulla riforma del catasto fabbricati scade il prossimo 27 giugno. Dopo la prima proroga, sembra improbabile possa seguirne una seconda.
Anche se i motivi non sono ancora chiarissimi, sembra che l’algoritmo utilizzato abbia portato, nelle simulazioni dei tecnici, ad aumenti generali elevatissimi, in alcuni casi di ben 8 volte il valore della rendita catastale attuale. Secondo Mion, si trattava di un dato atteso: “da alcune prove che abbiamo recentemente portato avanti sul centro storico di Forte dei Marmi, per esempio, l’aumento previsto sarà del 900%”.
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Aumenti della rendita catastale per 4,6 milioni di immobili
Secondo Mion, non approvare il testo sarebbe comunque un grave errore, visti i 90 giorni di tempo per discutere e modificare gli aspetti più controversi del decreto, incluso lo stesso algoritmo. Si tratta in ogni caso di un cambiamento inevitabile, visto che oggi il sistema fiscale immobiliare si basa su dati risalenti al 1990.
Il nodo della questione? L’invarianza del gettito. Se il valore catastale degli immobili aumenta per effetto delle rivalutazioni ai prezzi di mercato, diminuirà l’aliquota applicabile: immobili nuovi o periferici pagheranno meno, altri riceveranno una stangata. Un rischio che riguarda almeno 4,6 milioni di immobili, tra i quali edifici centrali ora considerati popolari, rustici trasformati in ville e tutti gli immobili finora classificati nelle categorie più modeste A4 e A5, che secondo le statistiche Uil potrebbero veder quadruplicate le proprie rendite catastali.
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