Partita Iva: le modifiche al Regime dei minimi e al Regime Forfettario
Sono giorni importanti per il futuro di tutti i possessori di partita Iva penalizzati dalla legge di Stabilità 2015, compresi coloro che rientrano nel Regime dei Minimi. Si stanno discutendo infatti le modalità per arrivare finalmente ad una soluzione permanente e non penalizzante per i regimi di vantaggio. Ecco come sono cambiate le opportunità fiscali per i giovani liberi professionisti negli ultimi anni, dal regime dei minimi al regime forfettario.
Requisiti necessari per la permanenza nel Regime dei Minimi
Il Regime dei Minimi, che prese forma con il DL 98 del 2011, prevede l’imposta al 5% che sostituisce l’imposta sui redditi con aliquote a scaglioni (IRPEF), l’addizionale regionale e l’addizionale comunale. Proprio questi erano i punti che costituivano alcuni dei principali vantaggi per coloro che rispettavano i requisiti previsti dalla normativa.
Infatti, per aderire al regime dei minimi erano e sono tuttora necessari i seguenti requisiti:
- che venga intrapresa un’attività di impresa, arte o professione esercitata dopo il 2007
- l’attività da esercitare non deve in nessun modo costituire mera prosecuzione di attività già svolta precedentemente sotto forma di lavoro dipendente o autonomo, escluso il periodo di pratica obbligatoria necessaria all’utilizzo di arti o professioni
- qualora venga proseguita un’attività svolta in precedenza da un altro soggetto, il totale del fatturato non deve essere superiore ai 30.000€.
Oggi, per poter continuare ad usufruire del regime agevolato bisogna rispettare alcuni punti normativi. Ecco, in breve, quali sono:
- limite di fatturato annuo di 30.000€
- non devono essere effettuate cessioni all’esportazione;
- non si devono sostenere spese per lavoratori dipendenti o collaboratori (sia nelle forme di lavoro subordinato o parasubordinato).
- non deve essere superato il limite triennale di 15.000€ per l’acquisto di beni strumentali, tra cui anche i canoni d’affitto. I beni strumentali ad uso promiscuo come le autovetture e la telefonia, concorrono nella misura del 50% del costo sostenuto.
Secondo la normativa il Regime dei Minimi può essere applicato per 5 anni, ovvero per il periodo di imposta in cui inizia l’attività e i 4 periodi di imposta successivi. In caso di soggetti under 35 il regime di vantaggio potrà essere applicato fino al periodo di imposta in cui si compie il 35 esimo anno di età, in modo da poter favorire lo sviluppo dell’imprenditoria giovanile.
Dopo mesi di valutazioni e proposte, a fine 2014 ci si stava avviando alla cancellazione del Regime dei Minimi, sostituito completamente dal nuovo Regime Forfettario. A fine 2014 questa novità ha portato ad un vero e proprio boom di aperture di partite Iva. Il motivo? Chi al 31.12.2014 si avvaleva del Regime dei Minimi (legge 100/2008 art. 1 comma 98-117) avrebbe potuto decidere di rimanerne all’interno fino alla naturale scadenze, ovvero fino al quinto anno di adesione o fino al compimento dei 35 anni.
Come già scritto in precedenza, dalla Legge di Stabilità 2015 è nato il Regime Forfettario che avrebbe dovuto sostituire tutti i regimi di vantaggio esistenti al 31.12.2014. Ecco di cosa si tratta.
Regime forfettario: tutto quello che c’è da sapere
Nel regime forfettario, la determinazione del reddito netto non avviene più con la differenza tra costi e ricavi ma verrà determinata forfettariamente applicando al totale del fatturato un coefficiente di redditività per la determinazione del reddito imponibile.
I coefficienti di redditività sono diversi a seconda dell’attività esercitata, infatti il Regime Forfettario divide i codici ateco in 9 categorie ognuna con il suo coefficiente ed ognuna con il suo limite di redditività, che varia anche esso dai 15.000€ per i liberi professionisti ai 40.000€ per i commercianti.
I nuovi limiti di fatturato devono essere rispettati sia per mantenere la permanenza, sia al momento dell’accesso, prendendo come riferimento il 31.12 dell’anno precedente. Gli altri requisiti di accesso, ma anche di permanenza, del Regime Forfettario sono:
- limite di 5.000 euro lordi per spese di lavoro accessorio o per lavoratori dipendenti e collaboratori assunti anche secondo le modalità riconducibili ad un progetto.
- costo complessivo dei beni strumentali alla chiusura dell’esercizio non superiore ai 20.000€.
Ma cosa prevede la Legge di Stabilità 2016?
Legge di Stabilità 2016 e partita Iva
Dopo essersi resi conto che il Regime Forfettario era considerato meno conveniente, a Febbraio è stato riportato in vigore il Regime dei Minimi, facendo di fatto coesistere i due Regimi fino a fine 2015.
Tuttavia, questa opzione transitoria non è piaciuta e adesso, con la nuova Legge di Stabilità, si sta lavorando ad una soluzione definitiva. Le proposte sono molte, ma negli ultimi giorni le indiscrezioni parlano di modifiche previste esclusivamente per il Regime Forfettario.
La proposta principale? Rialzare tutti i limiti di ricavi delle differenti categorie in cui è stato suddiviso lo scorso anno il regime agevolato. Il rialzo potrebbe toccare tutte le categorie, con aumenti dai 5.000 ai 10.000€, con eccezione per il limite dei professionisti e delle altre attività scientifiche, che potrebbe passare da 15.000€ ad addirittura 30.000€.
Le percentuali di redditività dovrebbero rimanere invariate per tutti i gruppi, così come l’imposta sostitutiva del 15% che però probabilmente verrà ridotta ad un terzo per i primi tre anni.
Infine per i dipendenti e i pensionati potrà essere alzato anche l’attuale limite di 20.000€ per la prevalenza del lavoro autonomo, che potrebbe arrivare fino a 30.000€, molto dipenderà dai fondi che risulteranno disponibili per applicare questa manovra.
Al momento si tratta solo di proposte e non c’è ancora niente di ufficiale: saremo pronti ad aggiornarvi nel momento in cui il Governo prenderà le sue decisioni.
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