Bonus ristrutturazione 2023: guida completa e ultime novità

Bonus ristrutturazione 2023: guida completa e ultime novità

Nel panorama fiscale italiano, il bonus ristrutturazione rappresenta un’opportunità per agevolare gli interventi di recupero del patrimonio edilizio e la riqualificazione delle unità immobiliari. Il presente articolo offre una guida su questa agevolazione, fornendo informazioni sui requisiti, le tipologie di lavori ammissibili e le modalità di fruizione del beneficio.

INDICE:

  1. In cosa consiste il bonus ristrutturazione?
  2. Chi può richiedere il bonus ristrutturazione?
  3. Quali lavori di ristrutturazione si possono detrarre?
  4. Come usufruire del bonus ristrutturazione 110?
  5. Cessione del credito o sconto in fattura?
  6. Comunicazione all’ENEA: deve essere inviata?

In cosa consiste il bonus ristrutturazione?

L’agevolazione fiscale sugli interventi di recupero del patrimonio edilizio consiste in una detrazione dall’IRPEF, da suddividere in 10 quote annuali di pari importo, del 36% delle spese sostenute, fino ad un totale complessivo non superiore a 48.000 euro per ogni unità immobiliare.

Tuttavia, per le spese sostenute dal 26 giugno 2012 al 31 dicembre 2024, il beneficio è elevato al 50% e il limite massimo di spesa arriva a 96.000 euro per unità immobiliare. La stessa detrazione è prevista anche per chi acquista immobili ad uso abitativo che fanno parte di edifici ristrutturati per intero.

Spetta nel caso di lavori di restauro e risanamento conservativo e di ristrutturazione edilizia svolti da aziende di costruzione o ristrutturazione immobiliare e da cooperative edilizie, che entro 18 mesi dalla fine dei lavori vendono oppure assegnano l’immobile.

Al di là del valore degli interventi eseguiti, comunque, l’acquirente o l’assegnatario dell’immobile deve calcolare la detrazione su un importo forfetario, pari al 25% del prezzo di vendita o di assegnazione dell’abitazione, comprensivo di Iva.

Chi può richiedere il bonus ristrutturazione?

Possono richiedere l’agevolazione tutti i contribuenti assoggettati all’IRPEF che detengono gli immobili oggetto degli interventi e ne sostengono le spese. Ne consegue che sono legittimati a beneficiare della detrazione i seguenti soggetti:

  • proprietario o nudo proprietario,
  • titolare di diritto reale di godimento (come usufrutto, uso, abitazione o superficie),
  • inquilino o comodatario,
  • soci di cooperative con proprietà divisa e indivisa,
  • imprenditori individuali (per gli immobili che fanno parte dei beni strumentali o dei beni merce),
  • soggetti che producono redditi in forma associata sulla base delle stesse condizioni previste per gli imprenditori individuali,
  • familiari conviventi, cioè il coniuge, i parenti entro il terzo grado e gli affini entro il secondo grado,
  • convivente di fatto,
  • coniuge separato assegnatario dell’immobile intestato all’altro coniuge,
  • promissario acquirente.

Quali lavori di ristrutturazione si possono detrarre?

I lavori sulle singole unità immobiliari per i quali si prevede l’agevolazione fiscale sono quelli elencati nell’articolo 3 del Dpr 380/2001 (Testo unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia edilizia):

Gli interventi devono essere eseguiti su immobili residenziali di qualsiasi categoria catastale (verificabile nella visura catastale su immobile) e sulle loro pertinenze. Invece, per quanto concerne i lavori sulle parti comuni degli edifici residenziali, per i quali ogni condomino può richiedere la detrazione, l’agevolazione spetta, oltre che nei casi precedenti, anche per gli interventi di manutenzione ordinaria.

Come usufruire del bonus ristrutturazione 110?

Per poter beneficiare della detrazione è necessario:

  • inviare all’ASL competente, prima di iniziare i lavori, una comunicazione con raccomandata A.R., tranne nei casi in cui le norme sulle condizioni di sicurezza nei cantieri non prevedono l’obbligo della notifica preliminare alla ASL;
  • pagare le spese detraibili con bonifico, da cui devono risultare la causale del versamento, il codice fiscale del beneficiario della detrazione e il codice fiscale o il numero di partita IVA del destinatario delle somme.

In aggiunta, nella dichiarazione dei redditi bisogna indicare le informazioni catastali che identificano l’immobile e, se i lavori sono eseguiti dal detentore, gli estremi di registrazione dell’atto di comodato o di locazione. Bisogna poi conservare i seguenti documenti:

  • abilitazioni amministrative richieste per la tipologia di lavori da realizzare
  • domanda di accatastamento, se si tratta di immobili non ancora censiti
  • ricevute di pagamento dell’IMU (se dovuta)
  • delibera assembleare che approva l’esecuzione dei lavori nonché la tabella millesimale di ripartizione delle spese, qualora si tratti di interventi sulle parti condominiali
  • dichiarazione di consenso all’esecuzione dei lavori resa dal possessore dell’immobile, in caso di interventi effettuati dal detentore dell’immobile, se diverso dai familiari conviventi
  • comunicazione preventiva all’ASL contenente la data di inizio dei lavori, se obbligatoria
  • fatture e le ricevute fiscali relative alle spese sostenute
  • ricevute dei bonifici di pagamento.

Cessione del credito o sconto in fattura?

Come specificato dall’Agenzia delle Entrate, se la normativa vigente lo consente, i beneficiari della detrazione possono optare, in alternativa all’utilizzo diretto della detrazione, per:

  • un contributo sotto forma di sconto sul corrispettivo dovuto, fino a un massimo pari al corrispettivo, anticipato dal fornitore che ha eseguito gli interventi (lo sconto in fattura) e da quest’ultimo recuperato come credito d’imposta;
  • per la cessione di un credito d’imposta ad altri soggetti corrispondente alla detrazione prevista.

Sia lo sconto in fattura che la cessione del credito, però, possono essere applicati solo nei casi di interventi realizzati al 16 febbraio 2023. Poi vale quanto stabilito anche per il Superbonus: per gli interventi antecedenti il 17 febbraio 2023 è prevista la facoltà di cessione del credito ad altri soggetti, come le banche, per un totale di 5 cessioni.

Ne consegue che può esserci una prima cessione libera tra tutti i soggetti, seguita da massimo 3 passaggi ulteriori in favore di soggetti qualificati come banche e assicurazioni. Infine, le banche hanno la possibilità di cessione del credito, per un successivo passaggio, ai loro correntisti muniti di partita IVA.

Comunicazione all’ENEA: deve essere inviata?

Per tutto il 2023 e il 2024 gli interventi edilizi e tecnologici che comportano risparmio energetico e/o utilizzo di fonti rinnovabili di energia ammessi alle detrazioni fiscali del 50% dovranno essere comunicati tramite il portale dell’Enea, in via telematica, entro 90 giorni dalla data di ultimazione dei lavori o del collaudo. In ogni caso, sul sito dell’Agenzia delle Entrate è specificato che la mancata o tardiva trasmissione delle informazioni non determina la perdita del diritto alle detrazioni.

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Founder & CEO in VisureItalia®

Ho conseguito la laurea in Scienze Politiche e un Master in Gestione ed Amministrazione del patrimonio immobiliare degli enti ecclesiastici e religiosi. Dopo una lunga esperienza in ambito della gestione e messa a reddito di patrimoni immobiliari, nel 1999 ho intrapreso l’attività nel settore delle informazioni immobiliari, collaborando con i principali istituti di credito e gli enti di riscossione. Su SmartFocus aiuto i nostri lettori a capire quali problemi possono essere collegati con le attività di acquisto, vendita o locazione di un immobile.

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